Se mai vi capiterà di entrare in analisi*, capirete che, ancora prima di indentificare il problema (o come presto comincirete a chimarlo il Rimosso), dovrete trovare l’analista: l’analista a differenza del problema lo dovete scegliere voi** ( a differenza ,anche del dottore che, invece, lo sceglie la malattia) – così vi capiterà di entrare in ambienti che incrociano compostezza, professionalità e il generico richiamo al “calore” (angoli minimalisti+mogano+tinture pastello), vi sentirete presi tra il salotto intellettuale e l’ufficio ministeriale, molto probabilmante uomini o donne vi osserveranno in una maniera - a seconda dei casi - partecipe o distante, uomini e donne che tengono ferme davanti a voi le loro mani curate. Pur sentendovi dal dottore non vi verrà mai chiesto ( per quanti tentativi voi facciate prima di trovare quello “giusto”) perchè siete li o peggio quale sia il vostro problema (la parola problema, a dire il vero, non la sentirete mai) – la cosa sorprendente è che invece vi chiederanno (più o meno direttamente a seconda della scuola a cui appartengono) di parlare di voi, cioè in termini più letterari di parlare delle vostra storia, quello che vi stanno chiedendo è di mostrare il vostro blog – scriverlo adesso – prendere in mano la vostra anima e farvi tirare su. State entrando nella parte: quell’uomo dalle mani curate vi sta affrendo la sua guida in questo viaggio e voi nel gioco delle parti siete lì per accettarla, come sucesse allora nella Commedia, prima grande seduta psicanalitica della storia, succede adesso - a questo punto anche se solo l’avete pensata una cosa del genere ( come ho fatto io) siete veramente nel posto giusto, è inevitabile, ma si ha anche la speranza che sia tutto calcolato – il viaggio è iniziato. Ci sarà un grosso lavoro di disposizione, discernimento, svelamento, si comincerà o si continuerà a rossichiare nel tentativo di far tremare la superficie, il velo piatto su cui sono proiettati i ricordi, tastare un “altrove” , trovare la luce riflessa e seguirne la sorgente dall’altra parte sul muro, verso qualla scatola nera che magari l’uomo dalle mani curate avrà chiamato in-conscio, questo nella manifestazione verbale, nella luce che entra/ non entra della stanza, ma dentro di voi non c’è nessun inconscio, e “l’atto mancato” di cui tanto parla l’uomo che muove le mani, l’atto mancato è si e no una sensazione, tutto sta nel s-travestirla e vederla come il Male, vederla come il Male significa accettarla- farla esplodere, capire che non ci si può ne nascondere, ne guarire***.
*Come è sucesso a me di entrare in analisi quindici anni fa su “suggerimento” di mio padre (l’analisi oggi mi continua a tenenere “legata” a lui – è papà che la paga) – la cosa ha il suo lato divertente se si considera il trattamento analitico (come vuole la scuola di Freud) una post-educazione dell’adulto, ovvero una rettifica dell’educazione che ha ricevuto da bambino – in un certo seno l’analisi viene in soccorso a tutti i genitori che dopo aver ammesso il loro fallimento come genitori ne vogliono pagare il “prezzo”.
** Il mio pesonale iter verso l’analista, è stato tormentato e faticoso, ma ha sviluppato in me un nuovo istinto che mi ha poi aiutata a riconoscere ambienti/persone favorevoli, scartando a priori (primo incontro) situazioni “dubbie”, istinto che tutt’ora funziona in diversi ambiti – ad esempio si è rilevato utile due volte – in tempi differenti - fornendomi “sensazioni” su due ragazzi con cui uscivo: dopo aver visto per la prima volta la loro famiglia, o ever sentito l’odore della loro casa, non mi è stato necessario baciarli o andarci a letto per capire che dovevo terli alla larga.
***Nondimeno credo che molte persone che frequento avrebbero bisogno di entrare in analisi, risolverebbero tanti problemi verso se stessi e verso gli altri, in genereale credo che vincere certi pregiudizzi verso l’analisi renderebbe il mondo migliore.