Monday, February 28, 2005

Ero al tavolo con il mio caro amico p.--------due piccole birre e parlavamo più o meno di montagna, parlo sempre di montagna con lui, è una specie di specializzazione mentale guadagnata con il tempo la sua. Lo si fa ad altissimi livelli però, lui è partito dalla pratica e con la pratica sono arrivate le parole: dalle passeggiate le arrampicate, dalle gare poi il lavoro, poi la ragazza, tutto di montagna, e il cibo solo di montagna, e finalmente il “ professionismo” effetto risucchio con cui si esclude quello che ancora non è di montagna. Il linguaggio di montagna, un linguaggio veramente tecnico che non ha nulla di comune o di dialettale o di montanaro, una specie di gergo intriso di neologismi molto performanti e raffinati, uno strumento tecnico che ha fatto della montagna una enorme superficie di pile e creste di gorotex dove si può "sudare", "arrampicare", "skettinare", oppure "strippare" "slegare" "sciolinare". Sembra di parlare con un medico specializzato o con un informatico specializzato lui è un professionista dello scialpinismo specializzato, così parlavamo (ormai non traduce più perché io adesso capisco, non tutto, ma capisco), mi stava giusto aggiornando sul suo possesso di magliette traspiranti vinte in trofei orobici, e io quasi sentivo il suo sudore e i suoi polpacci spingere come spingevano nell’ultima notturna combinata, effetto dato da onomatopee ben piazzate ( diciottesimo tempo e primo posto nella coppa alpicentrali), così avanti fino alle mani che impugnavano le racchette su e giù, fisico al millimetro, abbronzatura di un uomo completamente sano, è a qual punto, se ricordo bene, che arrivò un amico suo e disse qualcosa, aveva la faccia di un colore che pareva schiaffeggiata, violaceo per tutto il viso, doveva essere anche lui un uomo di montagna ma di quelli che ti danno il piattello allo skylift, quelli che hanno la pelle ruvida, due gote di pongo, e occhi inespressivi da stupido, continuava a ridere e parlava anche, in una strana lingua di cui noi non capivamo niente, annuivamo solo spaventati.
"Quando fai all'amore con l'orso, é l'orso che decide quando é stanco."
Mmmmmmhh mmmhhhh.......

Friday, February 25, 2005

è (era) un grosso problema per me (per la mia salute mentale) che una persona come d’orrico abbia il ruolo che ha, su questo avevo deciso di non farmi più domande, sugli effetti avevo deciso di tapparmi le orecchie finchè l’ho visto a ottoemezzo e ho capito molte cose (nel senso che uno che ha una faccia così e dice cose di quel livore soporifero azzera qualsiasi domanda a prescindere)…quindi adesso sono molto più tranquilla e voglio dire la mia sul caso letterario del momento (ultimo cavallo entrato nella scuderia del giornalista d’orrico): piperno
1)sa scrivere (una scrittura lenta e “logorante” ma mai noiosa tutta intessuta però di fastidiosi sussulti come a voler dire guardate come sono bravo – basta leggere l’incipit – in questo ritorna ad essere giovane o “giovanile”, zona dalla quale la sua scrittura vorrebbe tenersi alla larga ma in cui casca senza uscirne mai)
2)incarna consapevolmente (ma poi valle tu a capire la volontarietà di certe cose) una figura di scrittore alternativo agli “alternativi”, è di questo l’Italia sembra avere oggi un gran bisogno. E’ da un po’, infatti, che si sta preparando questo vuoto – vedi le discussione sull’egemonia culturale della sinistra, quindi prevedo che sarà di moda nelle prossime stagioni, che finalmente all’opinione dello scrittore di sinistra si potrà opporre una di destra e autorevole: uno di destra e pure ebreo intelligente e colto.
Niente contro tutto questo (come ho detto almeno non è decarlo, anche se ha trent’anni e sembra che ne abbia cinquanta), certo mi chiedo però come un autore dello stessa fascia giovane e con il doppio di talento del piperno, che ha scritto un libro bello e "sbagliato" come nicola lagioia (occidente per principianti), sia passato completamente inosservato, sarà che non ha certe caratteristiche, sarà che il sistema letterario non è la letteratura e ci sono altre cose che “giustamente” contano, sarà che appartiene alla cricca ( fastidiosamente autoreferenziale) di mimimum fax, sarà qual che sarà ma a me girano le balle….

Thursday, February 24, 2005

L’AMORE E’ UNA COSA COMPLICATA- parte zero
Un ragazzo scrive un messaggio a una ragazza: “ho visto il tuo nome sulla lista di attesa per un ricevimento di **** in università, lo stai seguendo?” Sono le undici, il ragazzo è nella sua camera solo, in uno stato nienteaffatto neutrale: eccitato e melanconico allo stesso tempo, diciamo su quel confine bastardo tra un giorno e l’altro, avete presente? La ragazza risponde immediatamente: “No non ero io, io mi sono prenotata per ****** non per **** tu lo segui ****? ” Il ragazzo si sta ancora chiedendo come mai ha scritto quel primo messaggio mentre le risponde: “allora ho sbagliato ragazza, **** non lo seguo ma ci volevo provare”. State attenti a come vanno certe volte le cose. Passano più minuti del previsto, diciamo cinque volte il tempo delle prime risposte e arriva un messaggio che il ragazzo legge: “con ****, ci volevi provare?” BINGO. Solo adesso il ragazzo “sa” e scrive: “Chiaramente con te ci volevo provare, senò mica ti mandavo un messaggio a quest’ora, ti avrei telefonato in una bella giornata di sole senò” Invio. Risposta dopo sette volte il tempo delle altre risposte. “ E bè certo.”

Tuesday, February 22, 2005

Aspettavo di trovare una ragione, così novembre non era mai passato, novembre del duemilaequattro. Lui mi dice che non fa differenza, non me lo dice, lo penso io dall’espressione dei suoi occhi, lui mi dice che non succederà niente se andiamo a sdraiarci dietro, questo proprio me lo dice, tanto è successo già tutto. Così mi vedo ancora una volta la radiografia delle nostre vite: ed è fatta come la settimana enigmistica: puntini collegati da righe di biro nere. Penso a lei è un po’ mi fa rabbia quello che sta succedendo, non perché lo sto per fare ma perché lo posso decidere solo io, di cosa stiamo parlando?
Poi comincia a piovere, dovevate vedere come pioveva, non si potevano avere dubbi sotto una pioggia così: scende a fili, ticchetta, tira il “fuori” via dal “dentro” ovunque. La pioggia fa aloni fluorescenti intorno al cruscotto acidi come limoni, incornicia di unto i lampioni, solleva il mondo dalla sua superficie come una figurina bagnata.
Il sassolino nella scarpa che abbiamo deciso di nascondere, lo spazio di riserva, il tempo inceppato dentro il tic tac dei nostri respiri.
Ecco, il sipario si è aperto - un nano che lo tirava: i vetri della macchina si tappezzano dalla condensa come in un effetto speciale, i nostri corpi “dentro”. Apro gli occhi - finalmente - dove non ci sono contorni.
Poi arriva la luce di una torcia sul vetro e ci sbattono fuori: i palmi sulla portiera, “november rain” e il controllo dei documenti. Così mentre il faro della volante si secca noi proviamo a riprendere fiato. Con la mano sugli occhi aspettiamo, finchè viene schedato quello che non era successo con il timbro dello Stato.

Thursday, February 17, 2005

Lui dice che prima ce l’aveva piccolo ma poi gli è cresciuto, con ostinazione digrigna i denti e glielo gonfia sotto gli occhi. La biondina alza le sopracciglia come un cartone animato, non capisco se per commiserazione e o per stupore. Si piega verso il suo “coso” e la tuta dimensionedanza nera le si tira sui polpacci.
Complimenti - sotto la tuta esce una striscia di mutande - ma ti bombi? Solo aminoacidi ramificati – sorride. E l’abbronzatura luccica e i denti luccicano, sembra la pubblicità di un detersivo, intanto il bicipite continua a gridare insaccato dentro lacci di vene azzurre. Lui dice che sono quattro anni che viene in palestra quattro volte a settimana, parlano di proteine, di uova a colazione, di pulley basso, di allenamento e glutei tonici, fitness, pect deck, corse sulla spiaggia alle sei di mattina e crema abbronzante. Poi lei lo saluta, deve andare a prendere i figli a nuoto. Si scambiano i numeri. Lui è un manager sposato, lei non lo so. Si guardano per l’ultima volta da falsi quarantenni mentre lei si allontana in tacchi alti verso corso garibaldi; dietro la finestra trasparente io penso a un nuovo romanticismo e provo a gonfiarmi i bicipiti senza illusioni

Wednesday, February 16, 2005

ISTRUZIONI PER IL POMERIGGIO
Disillusione, malinconia, senso di soffocamento, pressione bassa. Lingua dura come il cemento.
Concentrarsi sul corpo che vi sta di fronte, maturare l'intenzione di mapparlo. Lentamente credere di poterne sciogliere i misteri, accorciarne le distanze. Programmare su tutta la sua superficie un nuovo progetto di opere pubbliche e di speculazione edilizia.
Schiacciarlo sulla scrivania per cominciare.
Scoprire che è lontano come la luna prima di partire.
Allora limitarsi a sorridergli sotto una canzone degli ottoottotre.
Alzare le mano e chiedere di andare in bagno, sbattere ripetutamente la lingua sul lavandino finchè la crosta di cemento non si è rotta.
Buon pomeriggio