Thursday, December 18, 2008

DELLE COSE CHE NON SI SONO DETTE DOPO LA MORTE DI DAVID FOSTER WALLACE (O CHE SE ANCHE SI SONO DETTE IO NON LE HO SENTITE)

Che non era affatto uno scrittore divertente o ironico, che non voleva affatto fare ridere e che se anche lo faceva, lo faceva suo malgrado, e che - dunque - si sarebbe rammaricato del riso se solo l’avesse saputo o semplicemente non l’avrebbe capito. Che a volte forse ha riso anche lui delle cose che scriveva ma poi si è subito stupito e ci ha pensato a lungo.

Che non è un scrittore facile nel senso che è uno scrittore “da leggere”, anzi è molto difficile, certo non è un tipo da consigliare

Che non avrebbe ma più scritto nulla di “buono”*, anzi che era da tempo che non scriveva più nulla di “buono”*. Che questo fatto, cioè il fatto di aver concluso la sua parabola creativa alla fine degli anni novanta, ha a che fare con la sua morte. Che il fatto di essere (da tempo) morto come scrittore non è solo un’opinione critica ma è un fatto. Che basta mettere vicini La ragazza e Oblio, Una cosa divertente e Considera l’aragosta, per vedere come l’opera di un genio diventi solo il tentativo (a volte riuscito) di ripetersi , e che quello che rende tutto ciò ancora più penoso è il fatto di sentire tra le righe la fatica disperata di uno che non riesce più ad essere quello che è stato.
*se per "buono" intendiamo qualcosa artisticamte al pari di IJ, "Una cosa divertente", " La ragazza".

Che Infinite Jest è un’opera insuperata e insuperabile e che Wallace ha cominciato e morire lì. E - c’è da giuraci - anche lui ha capito che da lì in poi avrebbe solo fatto “esibizione”.

Che Brevi Interviste è del 1999 e dopo non ce stato più niente di veramente wallanciano, a parte qualche bagliore qua e là, triste a dire il vero perché ogni volta ci ricordava com’era il nostro vecchio amico

Che non è un autore realista, che le sue trame e i suoi personaggi sono il festival del surreale, provate a riassumere qualsiasi suo racconto o romanzo a uno che di lui non sa niente, mentre lo fate guardatelo in faccia a poi capirete tutto.

Che nei suoi romanzi e nei suoi racconti, non succede mai niente o succede troppo poco, ma nel contempo succede tantissimo, questo tantissimo che succede succede su un piano che non è il piano dei fatti o della realtà, è un piano a metà tra la sua testa e la vostra testa, quello che è straordinario e che in mezzo non ce niente o poco niente di “raccontato” (o comunque - per quanto ce ne sia – non è mai veramente ciò che conta), come dire fenomenologia di fenomenologia di fenomenologia…

Che Breve storia dell’infinito è un libro palloso e incomprensibile per chi cerca la "lettura", che è un libro palloso e incomprensibile per chi cerca la soluzione, la curiosità o l’erudizione, comunque è la dimostrazione che Wallace era solo uno "scrittore". E che seppur straordinario non era onnipotente.
Che questo libro molto probabilmente ha fatto capire all’autore che l’autore aveva fatto tutto quello che poteva fare come autore.

Che difficilmente nella storia della letteratura è mai esistito un artista che ha rivoluzionato contemporaneamente, in così breve tempo e così in profondità ben tre generi letterari.

Che a pensarci bene è lo scrittore più surreale di tutti i tempi perchè attraverso l’eccezione ha raccontato la quotidianità, attraverso la perversione la normalità, attraverso l’altro ti ha messo davanti te stesso, e ti ha fatto riconoscere nell’altro, nel diverso. Che Wallace è, in questo senso, uno scrittore disturbante, uno che se lo leggi veramente ti costringe a rintracciare i confini tra te e la malattia.

Che è un autore profondamente biografico: che ha raccontato personaggi schifosi semplicemente perché lui si sentiva schifoso. E che di certo lui lo era - schifoso*
*wallancianamente schifoso

Che tra qualche decennio dire di una cosa che è “schifosa in senso wallanciano” farà figo, quasi come dire – oggi - che una cosa è “kafkiana”.

2 Comments:

Blogger vincyfed said...

Interessante il tuo testo, sto finendo di leggere proprio adesso "La ragazza dai capelli strani" ed è la prima volta che leggo un suo libro. Mi piace la varietà di stili e di tipi di narratore che riesce a mettere nei diversi racconti.

10:32 AM  
Blogger Fata Morgana said...

mi piace come scrivi.
grazie delle immagini.

12:06 PM  

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