Tuesday, June 17, 2008

Io e lei stiamo per mettere a soqquadro il mondo. Non abbiamo nessuna urgenza. Questo è il nostro film, siamo completamente sul pezzo come due presenze misteriose. Io sono Conan e lei Lana, no – io sono Conan e lei è La Donna Gatto, perchè Lana è il personaggio più minchione della storia del cinema.
Abbiamo fumato e per scaldarci ci hanno regalato le pastiglie con i disegni dei cerbiatti. E’ come se lei avesse sceneggiato asini bagnati, sigarette, e la casa dei doganieri, quello che c'è qui. Una città chiamata Indastria, giornate primaverili, odore di bosco. Tutto un aggiustarsi extradiegetico di imposture narrative.
Mi ha detto di trattenere il respiro e di cercare la vena, pareva un rosario. Pioveva fragorosamente e senza controllo.
C’e una prestazione aggiuntiva di bellezza nell’alone che sprigiona l’acqua sui suoi capelli, ma non è evaporazione. Nessuno sa cos'e.
Zizi è uscito poi è rientrato. Ancora - come il mese scorso - non ha fatto in tempo a farsi due tiri. Non voleva bagnarsi e se ne stava proprio sotto l’insegna viola che gocciolava “Pussycat”.

Sento che la porta della discoteca si chiude.

Lei è la primavera. I suoi occhi sono più liquidi delle pozzanghere e le mani entrano nel fango come radici. Adesso mi guarda e si sdraia sulla zolla smeraldo. Vorrei essere Joyce per pensarla in questo momento: sotto questo cielo color incudine, colorata con i colori del temporale, e con l’estate che luccica furiosa.
Non sappiamo se perderci nel bosco o rientrare a ballare.
L’avevo presa per le mani sudate di danza, le ho sussurrato nell’orecchio di uscire, e adesso siamo qui -dove piove così forte - per darci il primo bacio. Stiamo aspettando che se ne vadano tutti, abbiamo bisogno di spazio per guardare il lago mentre si riempie fino all’orlo e per baciarci.

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