Friday, April 25, 2008

27 Aprile – (Montecarlo)
Quando sento la porta aprirsi e non ti vedo ancora, già credo che sei tu, e la bocca mi si riempie di mosche. Brulica come la primavera, è resinoso il tuo sguardo. Allora ogni volta taccio e ci provo, eppure mi sorprendi.
Bisogna starci attenti, far passare il tempo, arrendersi, per capirlo.
Te ne vai, chissà cosa pensi, com’è pensarlo - e avvicinarsi...non lo farai e io ti sembrerò un po’ scemo, sveglio non lo sono mai stato.
Sarai lontanissima e il rovescio di McEnroe ti farà impazzire, mi manchi.

Vederlo fa venir voglia di fare l’amore, io lo so e anche tu lo sai, ma hai riso quando te l’ho detto. Chissà quante volte colpirà? Proverò a contarle alla televisione. Vorrei essere lì con te – domenica - davanti alla Medusa perché allora toccherebbe a me, pietrificare. Forse un’altra volta.
Ti porterò a vedere il rovescio di McEnroe con la mia macchina, l’anno prossimo se sarai libera di organizzarti. Tifare McEnroe, trasumanare. Spero sia una bella giornata di sole, mi hai detto. Non si gioca se piove.
Io resto. Tu parti se ce il sole, ma anche se piove a Montecarlo. Nella stanza. Dopo la finale. La sera, o la mattina - che è ancor più bello, con la partita in testa - passata , lo sguardo di McEnroe sulla palla negli occhi, sotto le lenzuola con i rovesci di McEnroe e la stanza sconosciuta, ti sentirai lontana a pensare alla partita, al vuoto della vittoria che fa, al rosso della sconfitta e al sesso furioso del pericolo scampato, della vita finita e poi riiniziata, uguale a quella di tutti i giorni eppure ancora un po’ diversa camminando dallo stadio alla stanza e poi ancora un po’ diversa nelle lenzuola, ancora per un po’, forse con me se io ci fossi, funzionerebbe McEnroe.

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