Monday, April 21, 2008

No .... come le ho già detto è stata una coincidenza, non avevamo nessun appuntamento. Io sono tornato da una cena.... è la trentesima volta che glielo racconto. Come vuole...sono calmissimo. Si è una mia collega. Allora, ritornavo da una cena, avevo il telefonino scarico, volevo rispondere a un messaggio, non suo, non ho il suo numero, vado a fare una ricarica al bancomat vicino a casa mia...si, mi ricordo, ma è anche vicino a casa mia: io e lei abitiamo sullo stesso lato della strada a trecento metri. Va bene, come vuole: vicino a casa sua – scriva vicino a casa sua. Il bancomat è proprio sotto casa sua. Parcheggio e vado a prelevare, all'uscita la incontro, la incontro quando ho già prelevato, si facevo per dire: caricato il telefono, caricato il telefono. No, non mi ha detto dove andava e io non glielo chiesto, non mi ricordo come era vestita. Si aveva la giacca e le scarpe, comunque l'ho salutata mi ha detto che abitava lì sopra, ha indicato la finestra, non si capiva bene, io ho pensato fosse quella spenta .Lo sapevo già che abitava lì, ma non me lo aveva detto lei, me lo aveva detto una collega. Ve l'ho già detto: mi piaceva - così avevo chiesto un po' di cose in ufficio sul suo conto, no - non ci frequentavamo, no nemmeno professionalmente, non so se lei lo aveva capito - forse, una volta le ho detto che l'avevo sognata, anche lei – anche lei mi aveva detto che mi aveva sognato, no, a una collega, lei lavora nei laboratori io negli uffici, la vedevo qualche volta all'uscita o in pausa pranzo, Si sarà due anni, lei è arrivata da pochi mesi. A Morbegno. Non non so dove. Le parole precise non me le ricordo, le sue.. ma non credo. Non capisco cosa c'entra il nostro incontro in strada. No, va bene – vorrei finire stasera. Lei mi si avvicina. Ci salutiamo. Mi dice come va, o una cosa del genere, poi si siede sul corrimano per i portatori di handicap, quello che hanno i bancomat per facilitare la salita delle carrozzelle, anch'io - ma quel bancomat ce l'ha. Mi dice se non mi sembra triste e vuota la città, se non mi annoio a stare lì, mi chiede dove abito esattamente. No non mi invita a salire ancora. Se vuole passo direttamente a quando. Non voglio tralasciare niente nemmeno io, ma questa è la quinta volta. Non riesco a ricordare cosa . Come? Si è vero.....questa parte gliela raccontata lei? e va bene ci siamo baciati prima di salire. No, non ho mentito, no mi andava di dirlo.....non mi sembrava rilevante. Avevamo forse iniziato a parlare dei colleghi, o della primavera che non arrivava e che lei aveva voglia della primavera, io non mi ricordo, nel frattempo anch'io mi ero messo seduto sul corrimano vicino a lei, no, non c'era nessuno, passava qualche macchina dietro la strada ogni tanto. Si che ci vedevano eravamo li sul marciapiede. A un certo punto lei mi ha chiesto se volevo uno gomma - così è andata, e poi ci siamo baciati. L'ho baciata io. No, la gomma non me l'ha data. Mi ha guardato e mi a sorriso, tenendo la sua gomma masticata tra i denti e mi ha chiesto se volevo una gomma. Va bene così? E' chiaro? Non lo so, cinque, dieci minuti forse. No, no, me lo ha chiesto lei. Per una camomilla, e anche per vedere la casa. Avevamo parlato anche della nostra casa, e di come era vivere da soli. Si poi siamo saliti, tutto normale. Va bene, abbiamo attraversato la strada, abbiamo preso l'ascensore, no - non ci siamo baciati sull'ascensore, in quel senso lì. Quale? Io le tenevo la mani, e le baciavo le guance, lei aveva gli occhi chiusi, è durato poco, abita al terzo piano. Non nient'altro, cosa le ha detto? La porta era aperta, mi ricordo che non era chiusa a chiave e questo mi è sembrato strano. Ci siamo messi sul divano, abbiamo parlato di cose che ci venivano in mente li sul momento, soprattutto ci siamo baciati, ho visto il corridoio e la sala dove c'era il divano bianco, la sala, ma tutta la casa era molto luminosa, il bianco era dappertutto. Non lo so per quanto tempo, siamo andati avanti per un ora due, non solo baci, certo baci, no - non ci siamo tolti i vestiti, ci siamo toccati dappertutto, anche sotto i vestiti, ci siamo baciati per due ore, non ci ho pensato, a - credo di si, anzi sicuramente, me ne sarei accorto. A me? a me si, ma non abbiamo detto niente, ci siamo guardati per dei momenti lunghi senza dire niente, poi riprendevamo. Non mi ricordo cosa abbiamo detto quando abbiamo parlato, no - non ho notato niente di strano, eravamo senza scarpe e senza calze, lei mi ha chiesto di togliermi le calze. No, ma le pare! C'erano le tende aperte, completamente aperte e poi mi ha detto “finalmente” e che non vedeva l'ora. Ero contento. L'una, l'una e mezza. Poi, è lì che ho cominciato a sentirlo, qualcuno ha cominciato a cantare, la voce arrivava dall'altra stanza, era la voce di un uomo, e mi è gelato il sangue, sono saltato su e le ho chiesto se c'era qualcuno. Lei come se fosse la cosa più normale del mondo mi ha detto si. Me lo ha detto lei quando le ho chiesto chi era, mi ha detto che era il suo ragazzo. Poi non diceva più niente, ne parlava ne mi baciava, mi guardava, Io? Io cercavo di capire, e la guardavo. Ero imbarazzato. Si, si capiva che era la voce di maschio. Cantava, continuava con quella vocina a cantare “Pasolini è morto per te – è morto a bastonate per te” "Pasolini è morto per te – è morto a bastonate per te”. Non sapevo cosa dire e lei non diceva niente. Poi le ho chiesto cosa, lei non mi ha risposto. Allora io ho provato a chiederle se me ne dovevo andare, lui intanto continuava a cantare quel ritornello in sottofondo, lei mi ha sorriso e mi ha detto di no. E' a quel punto che mi è sembrata spaventa e io mi sono sentito ancora di più. Poi il suo ragazzo di là l’ha chiamata e lei mi ha detto "vieni", si è alzata e mi ha tirato per una mano dilà. No, che non volevo andare, è che io non capivo neanche bene cosa stava succedendo, adesso quello che continuavo a pensare era di non sembrare un cagasotto, così l'ho seguita, per quello l’ho seguita. “Pasolini è morto per te, Pasolini è morto a bastonate per te”, continuava. La cucina era ancora più bianca e luminosa del resto della casa, impressionante, facevo fatica a tenere aperti gli occhi, e cosa? “Pasolini è morto per te, Pasolini è morto a bastonate per te” Come cosa? C'era lui, questo ragazzo seduto sul tavolo, teneva un bicchiere vuoto e una bottiglia di vino. Cioè la bottiglia era completamente trasparente, di quelle con il tappo incorporato e dentro c'era del vino. Si sono sicuro, vino. Non mi pare perchè il suo bicchiere fosse vuoto. Non l'ho visto bene in faccia, c'era troppa luce. Si andiamo con ordine. Lui l'ha salutata e non mi guardava, e le sorrideva, lei prima si è guardata le punte dei piedi scalzi poi,le ha detto chi ero. Allora lui mi ha guardato sempre con quel sorriso “Pasolini è morto per te, morto a bastonate per te” e mi ha detto che lei gli aveva parlato di me. Niente, mi guardavo le punte dei piedi. Freddo e luminoso. Poi lei è andata verso di lui, gli è andata dietro le spalle e con mani, stando in piedi, ha cominciato a massaggiarlo sulle spalle. Io, io niente sono stato lì. Non sapevo cosa dire. L'avrei detto, stavo solo pensando se era una soluzione da codardo. Magari non ci aveva sentiti. No io non l'avevo sentito, si per due ore – credo sia stato in cucina per due ore, l'avrei visto se fosse entrato o uscito, non lo so se ci ha sentito, concitati? Si credo fossimo concitati, si eravamo molto concitatiti. Mi ha chiesto se volevo un bicchiere di vino intanto versava. L'ha riempito fino all'orlo. Volevo dire di no, perchè la prima cosa che ho pensato era che fosse vino avvelenato, ma poi, non lo so - mi sembrava una soluzione troppo scontata, come se fosse proprio quello che voleva pensassi, cioè che io pensassi che fosse avvelenato e non lo prendessi, allora l'ho accettato, si forse è proprio così, non volevo sembrare un cagasotto, o forse era un modo per convincermi che tutto fosse sotto controllo, che fosse una situazione normale. C'era questo bicchiere rossissimo dentro la cucina bianca e io e lei e lui. Poi lui versava a una velocità che quasi usciva, come se volesse far finire tutta la bottiglia nel bicchiere, e mi ha detto se non mi faceva venire in mente niente. Bevi, bevi mi diceva. Quando ho finito? Me ne ha riempito un altro,guardandomi con un ghigno che mi cominciò a mettere paura. No no lo saprei descrivere, c'era troppa luce, aveva i capelli neri, era anche lui scalzo, ho provato a rendere quella situazione normale chiedendogli se vivevano insieme, mi ha risposto, si che mi ha risposto, mi ha detto di no e intanto si sono guardati, allora, allora cosa? gli ho detto che non volevo più vino ma lui insisteva, il bicchiere era completamente pieno, strabordava quasi. E allora a tirato su da sotto il tavolo la mazza. Stavo per alzarmi correre fuori, ma non c’è lo fatta. Come? No, non ce l’ho fatta ero come incollato alla sedia. E lui si è alzato mi è venuto incontro, poi mi ha guardato da vicino, e io l’ho visto. Mi ha dato uno schiaffo piangendo, si era messo a piangere, piangeva le dico, inequivocabilmente - aveva gli occhi tutti rossi e circondati di lacrimoni e singhiozzava, io l’ho guardato e poi ho guardato lei, lei mi guardava e piangeva, piangeva anche lei. Si, forse si aspettava qualcosa, che ne so? Mi guardava come se si aspettasse qualcosa da me, allora? Allora io non ce l'ho fatta e sono scappato, sono corso via, giuro, e non gli ho più visti e non so cosa sia successo dopo, sono corso via e non ho più visto niente.

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