Friday, March 31, 2006

Mi arriva una mail da un lettore che si firma Moss, (Fabio?). La metto qua sotto, non per altro, ma perchè è l'unica cosa che mi è mai arrivata.

Cara Annalola, credo che voterò Berlusconi Silvio, io ho almeno dieci buoni motivi, pensaci: lui ama così tanto se stesso che è completamente incapace di Odiare (l’odio per i comunisti - a differenza dell’odio dei comunisti verso di lui - è completamente asettico strumentale, pubblicitario ed ha l’intensità emozionante di certe frase uscite dalla bocca dei bambini) / ormai L’Uomo con la Bandana è diventata un’icona che lui ci ha elevato a simbolo in questa età povera di ideali / ha una specie di furbizia innata, di guascogneria forzata che lo rende come quei vecchi zii che ti vengono a trovare una volta all’anno e poi fanno le corna nelle foto di famiglia / è cosi sorridente che a volte sembra incapace di mentire / non è mai crucciato, pensoso, fastidiosamente intellettuale e sembra sempre pronto a dirci che questa terra sarà bellissima (ultimamente un po’ meno, questo bisogna dirlo) / perchè si veste sempre uguale come i fumetti / perchè ci ha restituito un pò di quel piacere spicciolo e irriverente: una certa simbiosi tra politica e avanspettacolo che la caduta del Muro aveva spazzato via insieme a certe forme di folklore comunista / perchè lui chiamandosi Silvio ha un figlio che di chiama PIER-Silvio / perchè se è vero che ha fatto quello che ha fatto per salvarsi il culo merita tutto il nostro “rispetto” / perchè ha gettato la fiacca politica italiana dentro lo splendore mediatico dello Show, non solo liberandola dalla sua arretratezza ma proiettandola direttamente nel futuro, disegnando con la sua impressionante scalata al potere il canovaccio di un romanzo di fantapolitica noir ambientato in Italia, regalandoci così il privilegio di esserne i privilegiati protagonisti. Be dai c’è ne abbastanza, credo – non guardare così lo schermo, fai anche te come me!. Tanti baci Moss

Wednesday, March 29, 2006

Fabio guarda un punto tra i fornelli e la cappa, mastica l’agnello, a una certa distanza come se maneggiasse la politica solo con il pensiero, lui pannelliano e deluso, ed ex attore di cabaret, superdotato dicono, tiene le spalle inclinate dentro una giacchettina color lilla e mastica. Noi si cercava di trovare la soluzione al 9 aprile, prendere spunto dalla nostra piccola comunità per infierire una lezione al mondo. Fabio non aveva ancora parlato eppure avevamo bisogno di lui, per sciogliere il nodo, ha una mente matematica, mastica l’agnello tra la padella e la brace. Se una cosa non la sa , non la sa immaginare. Dichiariamo alla fine il nostro voto, e siamo due pari. La scelta sarà dettata dagli umori, dalle antipatie, dai nasi turati, come sempre. Tutti sceglieranno il meno peggio, e torneremo di nuovo a posto a barcamenarci tra la crisi imminente, la salvezza da raggiungere, il colpo di reni, lo stare a galla appena appena. Staremo a galla appena appena come sempre e tutti diranno che non si sa come, dice così Guido che ha cucinato l’agnello, Andrea fa melina poi salta su paragonando questo governo al centrosinistra di Fanfani – “occasione mancata” – dice. Partenza per l’esilio in buona compagnia. Fabio tace io taccio, poi dico che voterò usando l’ingegno e mettendo da parte il cuore. Stefania e Fabio si guardano – invece - come a dettare un’intesa fatta tutta col cuore.

Monday, March 06, 2006

C’è un bellissimo prato in corso D’Azeglio appena prima di incontrare corso Dante, è un prato finto, infatti ha il colore falso dello smeraldo se il cielo è grigio. C’è lo hanno messo per le olimpiadi e i rumeni giocano a pallone con i jeans e le giacche a fare i pali. Per tutta la mattina ho creduto che fosse vero, quando poi sono tornata per mangiare ho scoperto cos'era. Sotto la scuola dove sono diretta c’è una panificio e un bar, dentro un bar una signora dai capelli che a vederli sembrano profumati. Stacca gli scontrini con la testa stranamente inclinata sulla spalla, ha la pelle della faccia tirata con diversa intensità, la sinistra è più molle e l’occhio sinistro più chiuso. Basta suonare e ti aprono alla scuola che sta vicino a questo bar. Nell’atrio gli studenti che vogliono fare gli scrittori o gli sceneggiatori non possono lasciare le biciclette. Lo dice un cartoncino scritto al computer. C’è la luce intima pastosa e dolente dei funerali, capita spesso sulle scale dove predomina il legno e le piastrelle sono scure. Bisogna mantenere la concentrazione poi una lunga porta di legno ti fa entrare a scuola. Li cerco il Fondatore con un falso pretesto, perché ha fatto un gran casino. Gli dovrei far vedere il culo, in un gesto tipicamente maschile e volgare di chi ama le cazzate di compagnia, cosa che invece non farò sichè sono una ragazza educata, il Fondatore è un fico: occhi blu e labbra da Gioco Della Bottiglia (anche se l’ultima volta che l’ho visto aveva la pancia e i pantaloncini e i sandali), semplicemente gli consegnerò la Mia Cosa Speciale a dispetto di quelli che gli vogliono male e di tutti i miei amici che mi hanno detto di fargli vedere il culo.

Thursday, March 02, 2006

Aspetto la mail di risposta. Il fatto è che arriva subito, sette righe non di più, scritte senza cura, pur essendo in qualche modo. Direi una scrittura frizzante, ma ormai non sono più in grado di fare distinzioni quando si parla di Lui in Persona(quell’aggettivo è lì posticcio come lo scarto di una divisione). Arrivo ad azzerare il mio senso critico: è uno spinaio di dubbi, e di ritorsioni, di andirivieni, la cromatografia della mia coscienza. Ogni volta provo ad interpretare i suoi comportamenti perché quella mi sembra l’unica Legge degna di ordinare l’accadere a caso del mio mondo. Mi sembra vero quello che per un attimo è lampante, poi mi sembra vero anche il suo contrario, penso quasi tutto il tempo a Lui In Persona in lucida schizofrenia: adesso per esempio davanti alla mail non riesco a capire se la facilità con cui mi ha risposto vuole dire che tiene a me oppure no, io non riuscirei a scrivere così se tenessi a qualcuno, si può però fingere di non tenere a qualcuno perché ci si tiene tantissimo ( e questo sarebbe un ottimo segno), anche questo mi capita, oppure moriva dalla voglia di rispondere: lui è un maschio intellettuale, se ne frega, gli basta andare in un cinema d’essay e scopare eventualmente, oppure è il suo carattere, dico anche questo “è il suo carattere”: quanto sono a corto oggi? Gli ho scritto una mail, che mi è costata sacrificio, quindici righe e tre ore e sette minuti di lavoro, l’ho riletta non so quante volte, insieme all’ispirazione per sentirmi triste presa dall’armadio di bea, volevo che sentisse una tristezza non mia, l’ho visto ridere dentro la gola di una candidata, e poi prima di uscire dall’ufficio gli ho mandato questo scritto. Sono ancora dentro l’ufficio vuoto, lavoro sulla cromatografia della mia coscienza come faceva Julia Roberts sul Rapporto Pellican, e intanto sfilo sigarette da un pacchetto morbido, più di quattro al giorno da quando sono sola, fumo via tutto da una piccola apertura che vale da finestra nel corridoio, fuori un gatto sembra guardarmi da dietro una bottiglia d’acqua minerale francese. Continuo a fumare schiacciando l’occhio sul vetro quando la proprietaria mi chiede se sono malata. “Così pare” rispondo.