Thursday, March 02, 2006

Aspetto la mail di risposta. Il fatto è che arriva subito, sette righe non di più, scritte senza cura, pur essendo in qualche modo. Direi una scrittura frizzante, ma ormai non sono più in grado di fare distinzioni quando si parla di Lui in Persona(quell’aggettivo è lì posticcio come lo scarto di una divisione). Arrivo ad azzerare il mio senso critico: è uno spinaio di dubbi, e di ritorsioni, di andirivieni, la cromatografia della mia coscienza. Ogni volta provo ad interpretare i suoi comportamenti perché quella mi sembra l’unica Legge degna di ordinare l’accadere a caso del mio mondo. Mi sembra vero quello che per un attimo è lampante, poi mi sembra vero anche il suo contrario, penso quasi tutto il tempo a Lui In Persona in lucida schizofrenia: adesso per esempio davanti alla mail non riesco a capire se la facilità con cui mi ha risposto vuole dire che tiene a me oppure no, io non riuscirei a scrivere così se tenessi a qualcuno, si può però fingere di non tenere a qualcuno perché ci si tiene tantissimo ( e questo sarebbe un ottimo segno), anche questo mi capita, oppure moriva dalla voglia di rispondere: lui è un maschio intellettuale, se ne frega, gli basta andare in un cinema d’essay e scopare eventualmente, oppure è il suo carattere, dico anche questo “è il suo carattere”: quanto sono a corto oggi? Gli ho scritto una mail, che mi è costata sacrificio, quindici righe e tre ore e sette minuti di lavoro, l’ho riletta non so quante volte, insieme all’ispirazione per sentirmi triste presa dall’armadio di bea, volevo che sentisse una tristezza non mia, l’ho visto ridere dentro la gola di una candidata, e poi prima di uscire dall’ufficio gli ho mandato questo scritto. Sono ancora dentro l’ufficio vuoto, lavoro sulla cromatografia della mia coscienza come faceva Julia Roberts sul Rapporto Pellican, e intanto sfilo sigarette da un pacchetto morbido, più di quattro al giorno da quando sono sola, fumo via tutto da una piccola apertura che vale da finestra nel corridoio, fuori un gatto sembra guardarmi da dietro una bottiglia d’acqua minerale francese. Continuo a fumare schiacciando l’occhio sul vetro quando la proprietaria mi chiede se sono malata. “Così pare” rispondo.

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