Wednesday, February 15, 2006

Bea mi dice che si diventa più belli quando si ama – dice che non è un’opinione soggettiva ma è mia e tua, fotografabile – ho in mente alcune mie foto, e penso a “Quando si ama”, che è la materia prima di qualcosa che è successo molti anni fa, quando ancora mi piaceva farmi chiamare Triscia e ascoltavo la vocina di Magnum P.I. A tredici anni ero già capace di risolvere giornate invernali in pantaloncini e pezzi sopra, a volte succhiando boccagli neri incrostati da aloni di sale per sentirmi con lui. Mi specchiavo dentro l’armadio a vetro nella stanza di mia madre e ci vedevo uno sfondo di candelabri appoggiati su sacchi di juta. Non mi sbagliavo, mi sarebbe bastato guardarlo negli occhi. Una foto di Cheguevara – a quindici anni quando si ama - basta a tracciare la sua risata scema di bambino, personale curva di gauss da farci muovere il cuore. Promessa che non si muove, anche dopo tremila paia di tacchi, Cheguevara continua così, come dentro la pubblicità di un amaro. Oggi la sento compressa in quel suo impeto rabbioso ed esplosivo sul fondo scuro dei mie venticinque anni: diagramma tutto bizzarro e tagliuzzato come la registrazione di un pensiero paranormale. Se apparivo disadattata era la distrazione d’amore che mi rendeva così.

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