Thursday, April 20, 2006

Domenica mi arriva una telefonata di Andrea – Andrea non lo sentivo da prima delle elezioni, ne lui ne nessuno del giornale mi aveva più chiamato – fatto sta che mi chiama, mi dice che è in macchina, ma non si sente affatto bene, ha la voce affannata, non capisco se è impegnato in manovre nel traffico oppure è su un rettilineo e sta proprio piangendo, mi dice che è morto il papa, ma non capisco bene, la sua voce è spezzata, sembra stia per venire soprafatto da un alveare, (penso a quel rumore come a una minaccia), praticamente non c’è dialogo, lui continua a parlare nel tentativo di essere più veloce del sibilo metallico – brusio, vuoto, Andrea che parla, brusio, Andrea che parla: “è pronto il papa, l’abbiamo seppellito” – poi improvvisamente si blocca tutto: la macchina, la voce e il rumore. Penso di riattaccare e richiamarlo dopo, ma Andrea riprende no so da dove, e mi dice delle cose bellissime, completamente senza contesto – probabilmente credeva avessi sentito fino a lì- parlano della sua adolescenza di qualcosa che se ne è andato ed è stato lui a seppellire, parlano di se stesso ma in terza persona, qualcosa di fantastico che ha a che vedere con la morte e lo fanno sentire felice: e una parte di me dice – non capisco ancora – il tono della sua voce è molto toccante e pur non avendo capito bene, passo tutta la giornata a pensare a lui che mi ripete quelle cose al telefono percorrendo un rettilineo.

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