Friday, March 09, 2007

LA SOCIETA' CHIUSA E I SUOI NEMICI

Il palco di un teatro, sfondo sonoro di risa e clamori, magari un corteo, Annalola con il microfono di Paolini, una cascata di capelli neri, le pause giuste e l’ombra sul parquet scamosciato:

Era l’adolescenza di una generazione ricca di fantasia, per noi è diventata l’età mitica della liberta e dell’autocoscienza, dell’emancipazione, del sesso della droga e del rock and roll. Il ’68.
Capelloni, cialtroni, intelligenti, tormentanti e frustrati sognatori .......... allora popolavano le strade delle città rendendole teatro della penultima battaglia epica per la libertà, oggi si sono fatti ceto intellettuale, e ci governano dalle tv e dai giornali, dalle università.
Non perdono occasione di ricordarci quanto è stata mitica la loro giovinezza. E’ arrivata la musica e la libertà con loro è caduta la disciplina formale di un sistema bacchettone e noioso: la famiglia patriarcale e il sistema di educazione tradizionale.
Una grande trasformazione.
Poi i sessantottini sono diventati padri, ora nonni, e noi, loro figli abbiamo lasciato inconsapevolmente andare le cose per inerzia proprio là dove le avevano indirizzate, tranquillizzati dal mito di quella conquista.

(il tono diventa drammatico lo sguardo dell’attore passa sulle facce degli spettatori)

Forse, lo dico ora, abbiamo fatto male: la famiglia dilaniata dalla troppa libertà sta perdendo la propria identità, la scuola schiacciata dall’antiautoritarismo sta diventando una fabbrica di smidollati in cui non si distinguano più i professori dagli alunni.

(lunga pausa, cambia lo sfondo la luce la musica)

Vorrei che alcuno intervenisse a promuovere una controrivoluzione che servisse a istituire delle nuove gerarchie, a rendere la disciplina un valore a scapito della libertà, a ridare autorità ai professori, a convincere i padri a schierarsi prima dalla parte dei presidi poi dei figli, a far capire che vietare a volte è più difficile che permettere, che la perdita della verginità e dell’innocenza sono delle conquiste e non dei piaceri.

Ma poi mi guardo intorno e ci vedo rammolliti dentro l’aura malata di quel sessantotto, a mollo in un antifascismo primordiale che ci fa vedere con sospetto ogni principio di autorità e di disciplina. E non mi sorprendo più di quello che ogni giorno leggo sui giornali comunisti.

(Si leva ora un jingle severo e una nuova figura lentamente entra in campo)

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