Monday, October 02, 2006

Guardo i militanti dei centri sociali e mi sento madre senza esserlo ancora. Mi chiedo come mi comporterei se avessi un figlio là dentro, con il piglio sbruffone, la voracità e tutta quella rabbia in fondo agli occhi. La voglia di spaccare il modo sarà il lenzuolo che imbavaglierà ogni cambimento, loro ancora non lo sanno. Hanno voglia da vendere basta guardarli negli occhi. La stessa che avevo io dieci anni fa, quella voglia che poi è finita in niente. Adesso lì guardo dal bordo del corteo, e mi sembramo superficali, vanesi o modaioli - come lo sono stata io. Erano finite le ideologie già allora e non c’era nessuna giustificazione se non la voglia di fare carnevale, di muoversi dentro una ritualità protetta dai miti sociali e dalle idee “giuste” che ci avevano passato quelli che erano arrivati prima di noi. Adesso con il mio taillor griffato e un panino in mano mi sento stritolata da una rabbia strana. Vorrei fermarli e dirgli che fra dieci anni saranno tutti come me sul bordo del marciapiede ad aspettre di timbrare il cartellino, ma forse ha ragione Viola sono solo invidiosa di non poter più stare lì dentro e sentire quella vertigine. Così non so cosa direi a mio figlio se fosse lì dentro, mi piacerebbe che facesse le sue “esperienze”, come si dice - certo! Ma che le facesse in una maniera più consapevole e libera della mia, prima di tutto sceliendo i suoi miti e le sue idee senza prenderli a prestito da un “movimento”, da un comitato e tantomeno da un partito, mi piacerebbe che non acettasse acriticamente la politica militante confondendola con il sapore dei primi baci, delle prime sbronze e della musica raggae, come ho fatto io.

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Anche a me in situazioni simili mi affiorano i tuoi stessi pensieri e anch'io mi pongo le medesime domande. Ma tu non sei mai colta da un'onda di malinconia per tutta quell'inconsapevolezza che se n'è andata? Io sì e a volte ne rimango travolta.

12:43 PM  

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