Friday, May 05, 2006

Gli inibitori della serotonina
Sono gonfia come una stella di polvere bianca. Immagino Matteo che dorme. Non conosco nessun ragazzo con i baffi. Faccio fatica a tenere il passo con il tempo, mi sento sola in questo letto, eppure una parte di me è pronta a quello che meriterebbero i miei trent’anni, provo a cercare un’altra immagine: il bordo violaceo del cielo notturno, le bave fluorescenri dell’inquinamento luminoso, la mia finestra. Qua tutto è buio. Provo a pensare ai baffi di un uomo, alla sua faccia di bambino. Se chiudo gli occhi vedo i soliti puntini luminosi che sorregono il reticolo delle mie percezioni, la matrice grezza su cui lavorano gli inibitori che ho prestato alla mia malattia. E’ un lenzuolo nero su cui si è scaricata una mitragliatrice – la mia vita, e adesso le dita di luce sembrano tremare insieme al velo scuro – credo che non sia un respiro ma il vento.

Arrivo alla finestra, vedo il dorso del cielo tra palazzi e fili stesi, fumo non tabacco ma cannabis attiva, poi metto in fila i resti della cena: una lettera rosa e musica etiope – invece di pensare – respiro

Fa freddo per essere l’ultimo giorno. Chiudo la finestra. Predo le mie cose, me ne vado.

1 Comments:

Blogger MonstruM said...

Molto bello. Veramente

3:14 AM  

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