Tuesday, May 17, 2005

Venerdì sera ho visto un film che sarebbe potuto essere il film migliore dell’anno, nel senso che le premesse della storia, la regia, l’appeal cinematografico erano ottime, ma poi un motivo troppo sfacciatamente hollywoodiano l’ha rovinato, disunendolo, (o meglio) non l’ha lasciato lievitare. Ecco se non l’avete capito mi sto mettendo a fare la recensione di questo film.
Metto da una parte le cose che mi sono piaciute e dall’altra quelle che l’hanno ingessato.

Le cose che mi sono piaciute:
- Il protagonista ( a un certo punto) sembra dialoghi con uno spettro, potresti credere che “il cattivo” non sia vero, metti in dubbio tutto quanto hai creduto fino ad allora – sensazione rinforzata da un clima sempre sul piovoso, certo umido – che ricorda sfacciatamente la danimarca del principe amleto.
- Il tema del ritratto, della maschera(solo abbozzato) [quando il protagonista scopre il suo ritratto avrebbe potuto trovarsi davanti non la sua faccia ma la faccia dell’altro, del “cattivo”, cioè il suo doppio, la sua parte malata, il dottor jekyll].
- Il bandolo del plot sembra snodarsi nella direzione di un certo tipo di noir (ricostruzione a ritroso – cioè scavandone il passato – di vite che per caso si ritrovano unite in una fatalità drammatica) ma non lo fa fino infondo o meglio rimane sempre in sospeso, una possibilità che incrocia la vicenda personale, il tormento psicologico del protagonista. A un certo punto si ha l’impressione che la storia possa aprirsi in direzioni diverse e non finire lì dove poi finisce, ecco almeno per tre quarti del film questa sensazione è piacevole.
- La pugnalata così a sangue freddo – senza premesse - che sembra una messa in scena, così poco cinematografica che non si vede quasi, lei non urla neanche. Il bacio omosessuale al confronto della pugnalata non vale niente.
- Le facce azzeccate dei protagonisti, tagliate spesso da luci pastello di candela o di abajour, ci stanno bene con l’ambiente intellettuale molto artista, tuttosommato borghese, gli interni, le librerie, il loft, i vestiti e le discussioni fanno il resto nella direzione dell’appeal cinematografico, in più ci metto alcune scene abbastanza surreali che stridono con l’ambiente da salotto aprendo un “altrove” più allucinato sul fondo familiare e quotidiano, bhè a parte la scena iniziale che per me è stata un’epifania, anche quella dove i due pregano davanti a un cadavere caduto dal cielo e impiantato a terra, pregano come davanti a un totem mentre pascolano le pecore; allucinata è sicuramente la faccia del cattivo, il suo taglio di capelli i suoi vestiti.
- La storia finisce là dove inizia, sullo sfondo di una natura smisuratamente bella e distante – vorrei dire leopardiana se non sembrasse troppo – si ha una sensazione di ritorno a casa, di chiusura del cerchio di ritorno sul luogo del delitto, all’inizio è primavera alla fine autunno: una specie di biologia musicale.

Le cose che l’hanno ingessato:
- La figura del personaggio protagonista che è un professore di filosofia o di lettere che filosofeggia nella maniera più bieca sull’amore, cioè roba da baci perugina, e visto che il film è sulla morbosità/deformazione dell’amore, sembra che tali pensieri debbano avere un peso niente affatto ironico, anzi ne dovrebbero costituire l’intelaiatura teorica, una chiave di lettura attraverso cui si dovrebbe accedere a una “certa profondità”, questo è imbarazzante e fa cadere gran parte nel ridicolo, la figura del protagonista ( e parte della storia) ci rimane schiacciata sotto, posticcia – e si che l'attore aveva la faccia giusta.
- La casa del cattivo psicopatico, con la parete tappezzata di foto e di ritagli di giornale rimaneggiate ( gli occhi cancellati) delle sue vittime/ossessioni – non se ne può più.

A dirla tutta le cose che mi sono piaciute, rimangono slegate, abbozzate, si rimane in attesa che vengano unite in qualcosa di diverso dal solito thriller, in un risultato che ce le faccia ritrovare fuse, un impasto artistico insomma, ovvero la messa in crisi del senso (tipo i soliti sospetti o the others, o il sesto senso – ) invece su tutti i motivi di cui sopra prevale la traccia del classico serial killer hollywoodiano con corsa finale incontro all’assassino – c’è da dire che fino alla metà del film aleggiava già questa possibilità ma viene tenuta buona dietro le quinte, ecco basta….ma certo la scena iniziale (come avete avuto modo di capire) mi ha ripagata di tutto.

1 Comments:

Blogger larò said...

ma... ma ... che film è? non l'hai detto...

8:22 AM  

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