Tuesday, May 10, 2005

Sabato a Sondrio spettacolo scritto e diretto dalla ballerina, sala donbosco ore 21:00.
Mi arriccio i capelli e metto le all-stars nere, sotto la doccia penso di essere Leonore. Poi arrivo in ritardo, lo spettacolo è già iniziato, lo guardo in piedi. Ogni tanto stacco sui profili degli spettatori. Un certo eisenstein picchietta le dita sul bracciolo ripassando sul legno le facce allucinate delle protagoniste: occhiaia di cerone e ciglia incurvate dal rimmel. Carmelobene se ne sta già uscendo con la cicca in bocca, mi sembra di vederlo aggrappato a una stangona del nord finire male, pure quella che sprofondata la testa nella poltrona pedala a gambe alzate senza averne più. Due fili stesi, un’ombra che taglia in due il palco: l’avanguardia di un novecento affollato di ideologia, il suo dittatore allucinato fa accademia sopra una folla di automi. Corpi disossati vanno di qua e di là senza coordinate: il più classico dei manuali sull’esistenzialismo scritto da asiargento con un filo di voce, sartre traffica con le luci, michelefalappi fa rotolare palle di acciaio sul palco. Effetto-terrore-meccanico.
Alla fine le ballerine si tolgono i costumi neri, spengono la musica, si infilano jeans, superga e t-shirt (un gesto che vale il prezzo del biglietto) e non prima di aver acceso il sole, se ne scendono tra noi con in spalla la sacca dei nostri cattivi pensieri. Questo è il momento più bello (dentro una luce completamente artificiale).

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