Monday, April 18, 2005

Dall’altra parte un uomo di colore fissava diritto avanti. Il casello si avvicinava. 140km/h. Il mio cuore era nero e non avevo scuse. Ci si poteva schiantare. Abbassavo la velocità. L’uomo era piegato in avanti, oscillava su e giù. Guardavo lui, guardavo la strada. Dalla bocca dell’uomo di colore scendeva un filo di bava, mentre la testa continuava a fare su e giù. Non diminuiva la velocità, si sarebbe schiantato contro il casello di uscita dalla tangenziale nord - tenevo giù anch’io per stargli dietro e capirne di più. L’uomo di colore aveva la pelle lustra la barba rifatta, le guance gonfie e nessun segno del tempo. Non capivo se gli occhi erano aperti, intanto le mani erano ben fisse sul volante, irrigidite, solo la testa continuava a fare su e giù, come un fiore su un gambo spezzato, la testa impazzita. Ma la cosa più assurda è che se ne stava filando verso il casello con una cravatta gialla legata in tasta, ero a tanto così dal finestrino e dal suo faccione, quando per istinto avrei voluto lasciare il volante schiacciare il naso sul vetro come una bambina e chiamarlo -svegliarlo. A qual punto la nostra distanza cominciò a divaricarsi, come trascinati da correnti diverse, finii su una corsia lontana, file di macchine si erano messe in mezzo, quando la intravidi la per l’ultima volta la macchina stava per precipitare diritta dentro il casello come in una buca.

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