Thursday, March 06, 2008

Gentili lettori,
pubblico di seguito un breve estratto di un mio scritto. Lo faccio perchè proprio ieri una rivista americana, di cui adesso non ricordo il nome, ha comprato (comprato) questo mio scritto. Probabilmente in America comprano gli scritti e li pubblicano sulle riviste. (You write great stuff!) La rivista americana ha poi versato un acconto pari a 120 Us Dollar (bucks!), per questo articolo – che è anche un saggio (essay!) sulla vita, e deve essere una rivista famosa e di tendenza. Ha un nome che sembra il cognome di una dottoressa, se non ricordo male. Behe mi telefona questa tipa bionda ( tira le esse e pronuncia “destrosio” per ben due volte) – dice che scrivo cose grandiose e vuole il pezzo e mi chiede se glielo traduco anche. Bhe Vida (è questo il cognome della ragazza) certo! Vida deve essere una tipa che se ne sta in alto, in cima all’organigramma, perché mi parla della rivista come fosse casa sua (ma potrebbe essere anche un modo “americano” di relazionarsi) , io onorata, ricevo i soldi e mi metto al lavoro. Mi dice anche che sarebbe contenta di conoscermi, che abita a San Francisco con Dave, e se passo di lì (mi parla di molte altra cose, tra queste anche del fatto che è bionda) (BLONDE!)…forse diceva così per dire, ma io comunque ho avuto - nel pomeriggio - la sensazione di stare vivendo momenti di grande importanza. E questo mi aiuta. (Vida vorrebbe che scrivessi qualcosa solo guardando dentro il mio frigorifero (just looking into the fridge!!) Per il prossimo numero.

Tutto quello che segue è roba (stuff!) per rivista americana di tendenza quindi “io non c’entro niente”, “mi manca chiunque” e “avanti così, amico!”.

Prima una piccola introduzione o precisazione:

Il mio articolo parla dei miei compagni del liceo, li mette in fila come erano nel registro delle assenze, avete presente quella litania in ordine alfabetico che ha scandito cinque anni della vostra vita, è successo più o meno a tutti voi, anche se non avete fatto il liceo ma solo le professionali o ragioneria, non fate finta di niente, adesso! Ecco io ho ripreso quei nomi che poi erano delle vite, vite che adesso sono diventate altre vite. L’idea dell’articolo era di unire i due punti per colmare quindici anni di silenzio, senza appello (si capisce il gioco linguistico?). Dai, la cosa è divertente, no? il mio sospetto è che dentro quelle vite ( le vite del punto 1, cioè quindici anni prima, adolescenti) ci sono già le vite del punto 2 a patto di guardarle dal punto 1. La Funzione che traccia le linee è percorribile nei due sensi ( Funzione = corrispondenza biunivoca che and ogni elemento di un insieme o punto fa corrispondere uno e un solo elemento di un altro insieme o punto) voglio dire che il punto 2 non c’era ancora ma c’è già. Questa cosa l’ha detta anche Muccino Silvio in un film in cui recitava ancora con una "zeppa" invidiabile, ma messa come l’ho messa io è un po’ diversa (cool!). Bhe è anche un gioco malinconico unire i punti, sembra sempre di vedere le riprese sgranate in Super8 della famiglia Kennedy che gioca nel prato quando ancora tutti non hanno fatto la butta fine che hanno fatto, il futuro è ancora pieno di bellezza di aspettative e di gloria (note: in effetti il futuro non è più così adesso che è passato, ma il ricordo e la sua immagine lo rendono ancora qualcosa che “è” nella possibilità di passare dal punto 2 al punto 1 e da lì gettare uno sguardo di nuovo sul punto 2 che però risulterà trasformato, come il punto 1 a cui siamo arrivati grazie la punto 2 – in un’operazione affatto dolorosa) Ho intitolato il pezzo “I Kennedy e la mia vita” , mi è sembrato un gran bel titolo.
Nell'articolo c’è, ad esempio, quel mio compagno di classe che indossava scarpe da ginnastica Madigan, quelle con la pelle fatta con il cartone bianco, quello era il compagno più strano, il primo della lista, Bono si chiamava. Troverete lui e gli altri nel mio articolo, poi Nitrucco (‘Nit), lui veniva prima di me sul registro e ha fatto certe cose nella vita che a ripensarle adesso mi fanno piangere e mi fanno ridere, vi invito caldamente a leggerle.

“Ehi 'Nit, te ne vai di casa, ti metti a fare lavori santuari senza futuro (il parcheggiatore il barista, cosaltro?), ti compri una tavola da surf, passi lunghe ore sulla spiaggia con la chitarra, quanti anni hai 'Nit? suoni la chitarra, hai 33 anni – hai trentatre anni. Va bene il rifiuto del grigiore borghese dell'ufficio e di questa schifosa sicurezza che è la pensione, poi ti metti a scopare, scopi negli snack bar, rifiuti anche tutto quello che la pensione rappresenta. Se avessi ancora i capelli te li saresti fatti crescere i capelli: pensa ad avere ancora tutti i capelli da poterti ossigenare! Forse ti sei messo una di quelle collane di corda al collo, va bene, noi ti vogliamo bene, ti sei comprato un paio di bermuda larghi che arrivano fin sotto il ginocchio, li metti tutti i giorni con le infradito, noi ti volgiamo bene lo stesso, ma il pippone filosofico, quello NO, il pippone filosofico sull’esistenza di Dio, no, va bene tutto, ma il pippone NO”.

(Quella del frigorifero, secondo voi era una metafora?)

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