Tuesday, March 04, 2008

SOLO DIO CONOSCE IL TUO FUTURO 2_GIULIANO FERRARA. (C)
Giuliano seguiva Dio e la redazione seguiva Giuliano. Una delle cose belle di questa storia fu il modo in cui il Foglio rispose alla folgorazione del suo direttore. Il giornale si annichilì pur di stare con lui sotto i mulini a vento. I più cinici del suo giornale-cinico abbandonarono l’ironia e lo sberleffo per mettere i piedi dentro una lista che si chiamava Pro-Vita. Gente che fino a quel momento aveva trattato la morale con cialtroneria e il discorso sui valori alla maniera di un corsivo o di una pernacchia, si fecero portavoce del partito della Vita. Risposero tutti i buoni e i cattivi – non un solo giornalista si tirò indietro. Il giornale divenne barboso e monotematico, perse la sua sfiziosità intellettuale, liberale, “antiprofessionale” e si trasformò nel ciclostile allungato di un’esperienza di collettivo giornalistico. Ancora una battaglia per la cultura, ancora qualcosa per cambiare il mondo, fuori dal coro, un po’ di utopia, un po’ di pazzia, tutti affilarono le unghie: via alle esperienze personali di maternità delle redattici che inneggiavano alla vita, via ad articoli che infilavano insieme alla propria visione del mondo e dell’amore grandissime foto in cui erano ritratte da giovani in vacanza al mare, in montagna: lo zaino sulle spalle, gli occhiali da sole tra le dita.
Si mischiarono le carte ancora di più, dentro un paese in cui i confini culturali e d’appartenenza sono sempre stati tracciati nel segno del trasformismo e della trasversatilità, un giornale di destra liberale, conservatore, berlusconiano abbracciò per la prima volta un sentimentalismo culturale destabilizzante da ultima spiaggia (“viva la vita, viva l’amore!”), in un paese intellettualmente sfatto in cui se credi che qualcosa di destra possa avere a che fare con la cultura ti mettono dentro, in quest’Italia - nel 2008 il giornale di Ferrara riportò la politica all’etica e poi tentò di buttarla in metafisica.
Radicali e post-comunisti non ci videro più dalla rabbia, come dei bambini invidiosi, si sentivano rubati del loro stesso charm della loro stessa identità, e furono loro i più colpiti, mossi da schizofrenia si lanciarono contro Ferrara in una contraddittorio puerile di pochi argomenti.
Giuliano non si spaventò della male fede e della scarsa voglia di capire, e ripetè ripetè le sue idee a gente infuriata, istupidita , a gente che non voleva vedere, a donne con i tacchi e uomini con la cravatta di pezza, a chi lo considerava un fanatico,a Dolce e Gabbana ma anche a quelli che andavano alla Upim. Parlava e ripeteva agli uomini alle donne e ai bambini di questo mondo.
Poi c’erano i numeri, le cose concrete, le faccende burocratiche e le procedure legislative, fece anche quelle. Rinnovò il sito del Foglio e cominciò a scrivere giornalmente un diario: “Il Diario della Gioia”. A volte si lasciava andare ad un linguaggio da predicatore – usando paroloni grossi, fuori moda, ma era pur in atto una conversione, e qualcosa gli bisognava pur perdonare.

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