Wednesday, September 19, 2007

MinimumFax 2.
Ho visto il cruscotto accendersi, all’improvviso - ho ridato su alla chiave tenendo premuto il freno con la mano sinistra, c’era tutto questo rumore gracchiante, secco, come se il motore fosse asciutto, poi mi è successo qualcosa senza accorgermene e il cruscotto è rimasto acceso, non ha più tremolato, il rumore si è sciolto da se, – guardo i tre alberi carichi di foglie e sento uno scoppiettio, tutto si normalizza lungo un’onda fiacca e costante. Basta accelerare. Attraverso semafori lampeggianti – e mattonelle di porfido bagnate dalla luce gialla delle strade. Attraversare Roma in motorino d’estate, che sia un gioco da ragazzi - che non ci si possa fare male - e tu sei di cartapesta sopra un motorino di metallo telecomandato.
Nel cortine di Nicola non si vede più niente – apro un cerchio addosso ai bidoni dell’immondizia, c’è qualcuno che sta manovrando sul manubrio di una bicicletta – potrei suonare ma preferisco salire e fargli una sorpresa – la finestra di Nicola è aperta, c’è la luce del computer o della televisione, lo sfarfallio celeste di una saldatrice in funzione.
L’odore di borgata sulle scale e i passamano di legno smaltato mi mettono tristezza, Nicola apre con la testa piegata, gli occhiali quasi scavalcati e storti sul naso – mi viene di guardargli i piedi, si aggiusta gli occhiali, ma non si toglie quell’espressione da nerd. Lo bacio perché lui non bacia mai, sembra sempre colto alla sprovvista – sento la sua barba e un odore non propriamente buono – è la prima volta che entro qui a quest’ora. Lui mi sorride, sembra stia pensando a qualcosa come a una parola difficile o una frase che non gli viene. Mi da la sensazione di non essere pronto. Si gratta il palmo del piede con le dita dell’altro, dice che mi aspettava, che non vedeva l’ora che arrivassi – che non sapeva con chi parlare di questa cosa se non con me.

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