Tuesday, November 15, 2005

“Ieri ho visto il mio funerale:
c’era un’aria di novembre e il cielo chiaro. Dalla finestra della mia cucina ho guardato giù nel piazzale: ho visto tanta gente attorno alla mia bara chiusa. Quarantadue ore prima ero sceso a dare da mangiare al cane proprio lì dove adesso luccica il legno, qualcuno si sta chiedendo il perché, io adesso so che non c’è nessun perché. Ho guardato la gente (si arrampicava per la salita, si faceva largo tra i vigili), qualcuno mi sembrava triste qualcuno no, ma tutto era così composto che non mi sono chiesto cosa era vero e cosa no. Mi hanno portato via che c’era ancora luce.
Per il mio funerale hanno chiuso la statale e hanno fermato una corriera, siamo scesi dalla collina dove abito, abbiamo attraversato la strada e siamo entrati in una conca verso la chiesa, lì non c’era più luce. Lenti abbiamo percorso la strada fiancheggiata da file di cachi, l’ombra era dolce, i rami dei cachi spogli, piegati dal peso dei frutti, neri i rami, rotondi e rossi i frutti. Sembrava di scivolare. Molti sono rimasti fuori dalla chiesa, non perché c’era troppa gente ma perché la chiesa era troppo piccola. Il prete con gli occhiali ha fatto una predica onesta. Hanno cantato la mia canzone preferita. Poi ci siamo spostati al cimitero, che sta a fianco, più in basso della strada circondato da un muro grigio. Sentivo i singhiozzi delle mie ragazze.
Anche al cimitero non sono entrati tutti, non perché c’era troppa gente ma perché il cimitero era troppo piccolo, si sono messi a guardare dall’alto, vedevo tantissime teste sbucare dal muro, e lì eravamo tutti così piccoli.
La mia fossa era aperta, con un mucchio di terra scura a fianco, tirava un po’ d’aria, ma prima di mettermi dentro si sono messi a cantare.
I miei amici del coro con le loro facce scolpite dalla luce delle Alpi, affilate e dure, ancora facce da contadini, hanno cantato congelando il dolore per un pò. Era bello che fossero lì perché io sono stato tante volte lì con loro, con quella stessa faccia tagliata dalla luce delle Alpi, la mia terra.
Quando mi hanno messo sotto non ho sentito più niente, solo il pianto delle mie bambine”

0 Comments:

Post a Comment

<< Home