Aprire gli ombrelli nei posti chiusi porta sfiga. Il cappellone con la cravatta legata intorno alla fronte gonfia la schiena, scricchiola la flanella, gira dentro l’imbuto, woodstock sotto un cielo pieno di angeli, una sagoma smorta è in fondo al catino di pelo, quattrocento metri di dislivello tappezzate di anime, va a sbattere sul fondo come una moneta dentro una latta, plana sui profumi del prato, un miliardo di atomi a grappoli si incastrano dentro il filo di saliva, un riflesso d’oro falso, il cantante sbatte la testa sul palco, la camicia si è rotta, tutti tengono il respiro, si sente lo strappo - poi basta, si accende il motore e il maggiolone illumina gli occhi per andare a riprenderlo. Io inclino la foto e ci scivolo sopra. Miti degli anni settanta.
Friday, January 14, 2005
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