Monday, February 11, 2008

POrnomare in Berlin-18
Il risveglio della mattina dopo fu allucinante. Trovai una ragazza in cucina a limonare davanti a una tazza di latte. Il ragazzo non si girò quando entrai, e lei mi fisso per qualche secondo con gli occhi aperti mentre ancora aveva la bocca impegnata. Sembrava impacciata – e mi diede l’idea di soffocare, poi mollò la presa; solo allora lui si girò e scoprii che lui era lei, la stessa che avevo visto la notte prima ritratta sulle tele. Mi dissero “Hi”, si allinearono con i visi, una stava sulle ginocchia dell’altra e – contemporaneamente – si illuminarono. Pensai ai loro denti come a due ghiere d’avorio e sentii una fitta allo stomaco. Stavo ancora male, la ferita alla testa aveva ripreso a sanguinare. Quella bionda era Karolin, la ragazza di cui mi aveva parlato Andrea, l’altra si chiamava Elsa ed era la ragazza più bella che avessi mai visto. Mi diedero la mano senza fare caso alla benda che avevo in testa, dissero che mi potevo servire per la colazione. Non avevo voglia di niente, avevo solo bisogno di trovare Andrea per farmi portare all’ospedale. Mi spostai nella stanza delle tele, Andrea non era lì, sentii partire la doccia, e poi vidi Elsa china sul lavandino della cucina: indossava solo i pantaloni del pigiama, e la sua pelle doveva essere morbida come quella di un bambino.

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