Thursday, December 16, 2004

Mi metto qui seduta e aspetto, aspetto l’ispirazione perché certo C- non arriverà qui a M., poi non succede niente, veramente, mi guardo in giro e non riconosco questa casa, dentro due foto gemelle la madame mi guarda, di una bellezza indecifrabile e sproporzionata, Era giovane - adesso è vecchia e divorziata e russa sognando due mariti, la casa da mantenere, la porta socchiusa, una decadenza mal celata e un lavoro interinale di otto ore la giorno. La vita è un vestito che le si è scucito addosso.
Arriva a casa distrutta, prepara la cena a me e al figlio, ripete le stesse cose, ogni tanto ride guardando il pavimento, mi chiama “amore”, alzo lo sguardo dalle calze smagliate, dalle zoccolette da zitella e dalle unghie pitturate sotto il nylon e vedo il figlio che scava dentro il piatto, non mi fa muovere, carica la lavastoviglie, si infila le ciabatte con un pompom di pelo rosa, azzanna il bocchino e fuma nella sua vestaglia di seta, sale e scende le scale tre volte, a me viene voglia di applaudire, il figlio continua a mangiare, l’ombra allunga verso la fotografia un inchino.

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